Una super banca dati per l’immobiliare

Della Anagrafe immobiliare integrata se ne parla da moltissimi anni, cavallo di Troia di riforma della fiscalità immobiliare, quella che consentirebbe ai Comuni di mappare davvero
il patrimonio sui loro territori e fornire dati, oltre che prenderne ai fini di
controllo, delle Entrate.

Già richiamata con forza nell’atto di indirizzo del Mef l’anno scorso
e nel 2012, consiste in un’unico data base con i dati catatastali e quelli
sulla titolarità dei diritti reali immobiliari, attualmente non sempre allineati ma, soprattutto, integrarla con ogni altro dato riferito all’immobile:
conformità urbanistica, classificazione energetica, sismica, acustica, presenza di eventuali vincoli culturali, paesaggistici o di altra natura, aliquote Imu applicabili,
contratti di locazione, di concreto utilizzo (abitazione principale, immobile locato,
immobile tenuto a disposizione). I dati verrebbero dal Modello Unico Informatico,
accessibile a aggiornabile dai notai e dai professionisti tecnici.

Uno strumento formidabile per il governo del Territorio e anche per una rimodulazione
progressiva e periodica dell’imposizione fiscale su terreni e fabbricati,
attualmente preda di sperequazioni. Poter disporre di dati che diano una visione
oggettiva delle caratteristiche intrinseche ed estrinseche da considerare per
attribuire classe, categoria e rendite catastali con le quali viene costruita la base
imponibile di quasi tutte le imposte, faciliterebbe enormemente le procedure, evitando
il contenzioso.

La massa di dati raccolti e la possibilità dell’interscambio Entrate-Comuni potrebbe davvero fare la base dei nuovi valori immobiliari e, se venisse resa consultabile dagli operatori del mercato, anche della trasparenza nelle transazioni.

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